2^ canto del Purgatorio.
Il canto dei penitenti.
Nell’Antipurgatorio. Spiaggia. Dante narra: «Il pilota divino stava a poppa, tale che renderebbe beato chiunque ne vedesse anche soltanto l’immagine dipinta; e più di cento spiriti sedevano dentro. Cantavano tutti insieme con voci concordi ‘Quando uscì Israele dall’Egitto‘ con tutto quello che è scritto dopo di quel salmo. Poi fece loro il segno della santa croce; ed essi sbarcarono tutti sulla spiaggia: ed egli se ne andò, veloce com’era giunto. La moltitudine che restò lì, sembrava inesperta del luogo, contemplando intorno come colui che vede d’un tratto cose ignote».
Il primo versetto del salmo 113, che celebra la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù in Egitto, nella liturgia cristiana si cantava quando si trasportava il corpo di un defunto nel luogo sacro a lui destinato, in segno di simbolica liberazione dell’anima dai legami terreni. Ebbene, tale versetto il poeta lo fa cantare alle anime destinate alla salvezza che l’angelo nocchiero traghetta fino alla spiaggia dell’Antipurgatorio, provenienti dalla foce del Tevere.
Oh, che differenza rispetto ai dannati! Infatti, mentre costoro, trasportati sulla barca di Caronte all’altra sponda dell’Acheronte, non potevano fare altro che imprecare e piangere, come egli racconta nel 3^ canto dell’Inferno, queste anime, poco prima di approdare sulla spiaggia suddetta, cantano all’unisono un salmo che è perfettamente in linea con coloro che, come loro, si stanno liberando dalla servitù del peccato ed aspirano alla beatitudine celeste.
E come Dante e Virgilio, così esse ignorano del tutto il luogo dove sono capitate, più che mai incerte, come del resto i due poeti, sul comportamento da tenere: “e gli uni e le altre sospesi in uno stato di stupita esitazione, che li predispone alla curiosità dispersiva e al momentaneo oblio degli imminenti doveri; ancora legati tutti a pensieri, affetti, consuetudini terrestri, proclivi a cedere al richiamo nostalgico del dolce mondo, che le anime hanno appena abbandonato e Dante si è quasi illuso di ritrovare, placando la tensione dell’animo nella dolcezza del paesaggio mattutino, dopo la drammatica esperienza del viaggio infernale”, secondo il Sapegno).
@ CANTAVAN TUTTI INSIEME AD UNA VOCE
Fonti: Enciclopedia dantesca, Treccani 1970
Purgatorio, Natalino Sapegno, La Nuova Italia Editrice 1979, 12^ ristampa