23^ canto dell’Inferno.
Catalano de’ Malavolti e Loderingo degli Andalò.
Nella sesta bolgia di Malebolge, ottavo cerchio dell’Inferno. Qui Catalano de’ Malavolti dice a Dante: «Le cappe giallo-oro di piombo sono così grosse, che il loro peso ci fa gemere come i contrappesi fanno così stridere le bilance. Fummo frati gaudenti, e bolognesi; nominati io Catalano e questi Loderingo, e insieme eletti dalla tua città come suole essere assunta una persona sola, per salvaguardare la sua pace; e fummo tali, che ancora appare presso il Guardingo».
Catalano de’ Malavolti e Loderingo degli Andalò, collocati dal poeta in questa bolgia tra gli ipocriti, furono membri dell’ordine religioso dei Cavalieri della Milizia della Beata Vergine Gloriosa, denominati “frati gaudenti”. Il poeta li fece assurgere a simboli del peccato di ipocrisia nella bolgia dove tutti sembrano frati. Il primo, guelfo bolognese, fu tra i primi appartenenti all’ordine. Il secondo, membro di una nobile famiglia ghibellina di Bologna, fu tra i rifondatori dello stesso. Fu podestà in diverse città, a Bologna due volte e a Firenze una, con frate Catalan.
A proposito di questo ordine religioso, lo stesso ebbe origine all’epoca della crociata contro gli Albigesi, all’alba del 1200, e successivamente rifondato a Bologna nel 1260, tra gli altri proprio da Loderingo degli Andalò. Fini dichiarati dell’ordine era la lotta spietata alle eresie, nonché la difesa degli interessi della Chiesa di Roma nel contesto dei Comuni.
I suoi appartenenti avevano la concessione di recare con sé le armi, come se fosse stato un vero e proprio ordine militare, per sedare eventuali tumulti civili. Tuttavia, questi cavalieri non disdegnarono la vita secolare e politica, per cui l’epiteto di “gaudenti”, che risale probabilmente al fatto che gli stessi si erano imposti di servire con gioia Dio, col tempo assunse per la gente comune un valore spregiativo.
@ FRATI GODENTI FUMMO, E BOLOGNESI
Fonte: Enciclopedia dantesca, Treccani 1970