17^ canto dell’Inferno.
Gerione.
Nel settimo cerchio dell’Inferno. Terzo girone. Virgilio dice al poeta: «Ecco la belva con la coda appuntita, che valica le catene montuose e distrugge i muri e le difese! Ecco colei che corrompe e guasta tutti!».
Figura del mito classico, Gerione, posto da Dante nel terzo girone di questo cerchio, era costituito da tre corpi smisurati congiunti nell’addome. Fu vinto da Ercole in una delle sue memorabili fatiche, e una leggenda, ripresa da Boccaccio, raccontava che egli riceveva gli ospiti con benevolenza, e poi rubava i loro beni e li sopprimeva.
Il poeta lo immaginò, invece che con tre corpi, con tre nature: un essere umano nella faccia, un leone nelle zampe artigliate e un serpente nel resto del corpo, con una coda biforcuta come le pinze dello scorpione.
Virgilio ne parlò nell’Eneide; lo mise, infatti, nel vestibolo dell’Ade, insieme ad altre creature mostruose come lui, come la Chimera, i Centauri, le Gorgoni, l’Idra di Lerna, le Arpie e Briareo.
Il mostro ricreato dalla fantasia dantesca sembrò discendere dal drago dell’Apocalisse, il quale fu sicuramente una raffigurazione del serpente biblico. In esso furono riunite le caratteristiche delle locuste, di cui si parlava sempre nell’Apocalisse, e del Leviatano, il drago marino che Giobbe catturò negli abissi marini e poi legò con una fune.
@ ECCO COLEI CHE TUTTO ‘L MONDO APPUZZA!
Fonte: Enciclopedia dantesca, Treccani 1970