16^ canto dell’Inferno.
Tegghiaio Aldobrandi.
Nel settimo cerchio dell’Inferno. Terzo girone. Iacopo Rusticucci dice a Dante: «Il secondo, che calpesta dietro di me il terreno sabbioso, è Tegghiaio Aldobrandi, le cui parole fra i vivi avrebbero dovuto essere apprezzate».
Tegghiaio Aldobrandi, posto dal poeta nel terzo girone di questo cerchio tra i sodomiti, fu uno dei membri più influenti della consorteria degli Adimari. Cittadino di parte guelfa, fu podestà di Arezzo nel 1256, e uno dei capitani dell’esercito fiorentino nel 1260, per il sesto di Porta San Pietro. Morì prima del 1266.
Boccaccio lo ricordò così : “Cavaliere di grande animo e d’operazion commendabili e di gran sentimento in opera d’arme; e fu colui il quale del tutto sconsigliò il comun di Firenze che non uscisse fuori a campo ad andare sopra i Sanesi; conoscendo, sì come ammaestratissimo in opera di guerra, che danno e vergogna ne seguirebbe, se contra al suo consiglio si facesse; dal quale non creduto né voluto, ne seguì la sconfitta a Monte Aperti”.
Il pur chiaro riconoscimento dei suoi meriti: “le sue parole fra i vivi avrebbero dovuto essere apprezzate”, non impedì, però, a Dante di collocarlo nel girone sopra menzionato, sebbene sul suo peccato di sodomia non furono mai trovate testimonianze attendibili, eccetto che l’esplicita condanna del poeta.
@ L’ALTRO, CH’APPRESSO ME LA RENA TRITA
Fonte: Enciclopedia dantesca, Treccani 1970