9^ canto dell’Inferno.
Le Furie.
Fermi davanti alla porta della città di Dite, nel quinto cerchio dell’Inferno, Virgilio e Dante si trovano in una classica impasse. Poco prima i diavoli, impedendo loro di entrare, li hanno spinti in un vicolo cielo: il viaggio rischia di finire ancor prima di entrare nel vivo! Virgilio stesso, d’altro canto, esclamando: “Oh non vedo l’ora che altri arrivi qui!”, ne è perfettamente consapevole.
Poi, come se non bastasse, sull’alta torre dalla sommità infuocata si sono drizzate in piedi a incutere spavento ai due poeti le tre Furie infernali macchiate di sangue, che avevano forme corporee e atteggiamento femminili, ed erano fasciate da idre verdissime; avevano come capigliatura serpentelli e ceraste, da cui erano cinte le feroci tempie.
Chi sono? Aletto, Megera e Tesifone, vale a dire le Furie o Erinni. Nate dal sangue di Urano, quando questi fu mutilato dal figlio Crono, il padre di Giove, nella mitologia greca furono considerate dee delle vendetta, perché perseguitavano gli omicidi. E non appena il colpevole otteneva dagli dèi l’assoluzione sotto forma di purificazione, esse diventavano benevole: le Eumenidi.
Nella letteratura latina, invece, esse, figlie della Notte, hanno un aspetto orrendo e dimorano nell’Ade. Quando vi escono, sotto forma di mostri alati e dietro specifica richiesta di Giunone, seminano la discordia tra gli uomini.
Aletto è la più tremenda delle tre: è lei che, nell’Eneide di Virgilio, induce gli indigeni a ribellarsi contro Enea e i suoi, spargendo qua e là equivoci, rancori e rappresaglie. Tesifone, per non essere da meno, inculca nella mente di Atamante la follia che lo porterà a uccidere la moglie e i figli. Di Megera, preposta a suscitare l’invidia e l’infedeltà matrimoniale tra gli esseri umani, ne parla Stazio nella sua Tebaide.
A detta della maggior parte dei commentatori, che nel tempo si sono sforzati di cercare un significato allegorico, tentativo perlopiù rivelatosi inutile, non pare che le Furie assolvano a una funzione precisa. E ammesso che ne abbiano una, sempre dai più, la stessa sarà da ricondurre a semplici rappresentanti di Medusa. Della quale, poco dopo la loro apparizione, invocano non a caso l’intervento, quasi a dimostrare la loro totale inadeguatezza.
@ DOVE IN UN PUNTO FURON DRITTE RATTO