2^ canto dell’Inferno.
Beatrice.
Sulla piaggia diserta. Virgilio dice a Dante: «Affinché tu ti liberi da questo timore, ti dirò perché io sono venuto e ciò che udii nel primo momento in cui mi dolsi per te. Io ero tra coloro che sono in stato di sospensione, e mi chiamò una donna beata e bella, tale che io la pregai di comandare.
«I suoi occhi risplendevano più che le stelle; e iniziò a dirmi soave e pianamente nel suo parlare, con voce celestiale: “O generosa anima mantovana, di cui la fama tuttora continua a sussistere fra gli uomini, e continuerà a essere durevole quanto la Terra, il mio vero amico, e non di quelli che vanno e vengono secondo la fortuna, è così ostacolato nel camminare nel pendio solitario, che è tornato indietro per paura; e temo che sia già così smarrito, che io mi sia mossa all’aiuto dopo il tempo conveniente e opportuno, in seguito a quel che ho sentito dire su di lui nel Paradiso.
«Ora va’, e con la tue parole accorte ed eloquenti e con ciò che è necessario alla sua salvezza, soccorrilo così che ne sia confortata. Io che t’induco ad andare sono Beatrice; vengo dal luogo in cui desidero tornare; m’ispirò l’amore, che mi fa parlare. Quando sarò al cospetto del mio Signore, farò spesso le tue lodi presso di Lui».
Beatrice fu una delle figlie di Folco Portinari, un facoltoso banchiere fiorentino. Malgrado le divergenze, la consuetudine secolare che la identifica con quella Beatrice che fu la musa del poeta, è ormai cosa certa. La sua data di nascita si è desunta da quella di Dante (nato nel 1265); si crede sia stata della stessa età o, al massimo, minore di un anno. Invece, quella della morte (1290), la si è ricavata dalla Vita Nuova, opera giovanile del poeta. La fanciulla si maritò, ancora adolescente, con Simone de’ Bardi, facoltoso banchiere come il padre. E si è sempre ritenuto che la sua morte avvenne in occasione del primo parto. Fu sepolta, almeno per la tradizione, nella chiesa di Santa Margherita dei Cerchi, dove una lapide tuttora la ricorda. Dante, davanti a questo evento per lui traumatizzante, le dedicò la citata Vita Nuova, in cui raccolse in prosa una sequela di scritti poetici composti qualche anno prima.
Il poeta, nel contesto dell’intera Commedia, la fa diventare simbolo di celeste sapienza: infatti, nella prima cantica, di lei parla Virgilio, quando questi racconta a Dante del vero motivo circa la sua venuta in terra, dal Limbo dove egli si trova; nella seconda, il poeta finalmente la vede sul carro trionfale nel Paradiso terrestre; nella terza, Beatrice prende il testimone da Virgilio quale guida spirituale di Dante nell’ascesa all’Empireo. Dove lo affiderà, infine, nelle sicure mani di san Bernardo di Chiaravalle.
@ E DONNA MI CHIAMÒ BEATA E BELLA
Fonte: Enciclopedia dantesca, Treccani 1970
Letto e apprezzato, mi hai regalato un buon inizio anno. Grazie Carlo!
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