Quel di Gallura, vasel d’ogne froda

22^ canto dell’Inferno.

Frate Gomita.

Nell’ottavo cerchio dell’Inferno, Malebolge. Quinta bolgia. Virgilio dice a Ciampolo di Navarra: «Chi fu colui da cui dici che hai fatto male ad allontanarti per approdare?».

Frate Gomita, collocato da Dante nella quinta bolgia di questo cerchio tra i barattieri, fu originario della Gallura (uno dei quattro giudicati della Sardegna, quello di nord-est, in cui l’isola era stata suddivisa dai Pisani, dopo averla sottratta ai Saraceni nel 1117: Gallura, appunto, Logoduro, Callari e Arborea), e in seguito vicario del giudice pisano Nino Visconti, quando questi, dal 1275 al 1296, governò quel territorio per conto di Pisa.

I primi commentatori della Commedia, dall’Anonimo fiorentino al Lana, non si espressero molto su questo frate, malgrado la esistenza di qualcosa che potrebbe ancora conferire al personaggio in questione una rilevanza storicamente accertata, vale a dire un paio di atti in quel di Camaldoli del 1278, riguardanti Corrado Malaspina e Branca Doria, in cui si parla di un tale “donno Gomita Matao”.

Nino Visconti avrebbe riposto nei suoi confronti la massima fiducia, malgrado le accuse di baratteria che riguardarono costui, “fino a che avendo frate Gomita lasciato andare per denari alcuni nemici di Nino che gli erano venuti nelle mani, fu fatto chiaro del tutto e fecelo appiccar per la gola”, confermò il Vellutello, un altro degli antichi commentatori, sulle orme dantesche e dei suoi colleghi.

@ QUEL DI GALLURA, VASEL D’OGNE FRODA

Fonte: Enciclopedia dantesca, Treccani 1970

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