19^ canto dell’Inferno.
La simonia e il nepotismo di Niccolò III.
Nell’ottavo cerchio dell’Inferno, Malebolge. Terza bolgia. Il poeta sente dire da Niccolò III: «E fui veramente della famiglia Orsini, così bramoso di ricchezze per favorire i discendenti dell’Orsa, che sulla terra misi in borsa i denari e qui me stesso».
La simonia e il nepotismo di Niccolò III furono parte preponderante dei suoi comportamenti e della sua politica. Dante, per questo, lo condannò con fermezza, e questa sua condanna subito fu confermata dai primi commentatori della Commedia.
Per il Villani, Niccolò III “fu de’ primi, o primo papa, nella cui corte s’usasse palese simonia per gli suoi parenti (Cronica VII 54), Salimbene da Parma fece spesso menzione nelle sue opere del nepotismo di questo papa, e per il Buti, “Nicolao per fare grande sé, e quelli di casa sua, fu avarissimo, e non intese se non a simoneggiare per aver pecunia”.
Per quanto riguarda la citazione dantesca sopra riportata sulla “famiglia Orsini” e sui “discendenti dell’Orsa”, tra i commentatori moderni il Torraca ricordò la cronaca di Pipino (RIS IX, col. 724), dove si citava un libello dove Niccolò III era rappresentato con un orsacchiotto sulla mitra e due ai suoi piedi.
@ E VERAMENTE FUI FIGLIUOL DE L’ORSA
Fonte: Enciclopedia dantesca, Treccani 1970