Fanno Acheronte, Stige e Flegetonta

14^ canto dell’Inferno.

I fiumi infernali.

Nel settimo cerchio dell’Inferno. Terzo girone. Il poeta sente dire da Virgilio: «Ogni porzione, tranne che la testa, è spaccata da una fenditura che versa lacrime a gocciole, le quali, raccolte, perforano quella roccia. Il loro percorso scende di roccia in roccia in questa voragine; formano l’Acheronte, lo Stige e il Flegetonte; poi scendono lungo questo angusto canale, fino, là dove non si discende più, formano Cocito; e quale sia quella stagnante distesa di acqua gelata tu lo vedrai, perciò a questo punto non se ne parla».

Virgilio, alla fine della sua descrizione del Veglio di Creta, coglie l’occasione per parlare a Dante dei fiumi infernali i quali, in realtà, si riducono a uno solo, che di volta in volta assume nomi diversi, a seconda della dislocazione, nonché degli aspetti che mutano di volta in volta: l’Acheronte, una ‘livida palude’, lo Stige, uno stagno fangoso, il Flegetonte, un fiume di sangue bollente e, da ultimo, il Cocito, un lago ghiacciato. Ma procediamo in ordine di citazione.

Mentre l’Acheronte è un fiume attraverso il quale Caronte traghetta le anime dannate, situato nel vestibolo dell’Inferno, subito dopo gli ignavi, e divide costoro dai non battezzati e dagli ‘spiriti magni’ del Limbo, lo Stige è un pantano situato nel quinto cerchio e circonda tutto intorno le mura della città di Dite, dove sono immersi gli iracondi e gli accidiosi.

Nel Flegetonte, il fiume di sangue bollente sono, invece, immersi gli omicidi e i predoni. Lo stesso forma il primo girone del settimo cerchio, nonché cinge la selva dei suicidi e degli scialacquatori, per riemergere con una diramazione, che, attraversando il terreno sabbioso del terzo girone del settimo cerchio, ospitante i bestemmiatori, i sodomiti e gli usurai, precipita a Malebolge, l’ottavo cerchio.

Dal quale, alla fine di un lungo percorso, diventerà il Cocito. Di cui sarà il poeta a parlarne diffusamente negli ultimi tre canti, come luogo di espiazione dei traditori dei parenti, della patria, degli ospiti e dei benefattori, nel nono e ultimo cerchio. Egli, infatti, immaginò Cocito a mo’ di una grande distesa ghiacciata, divisa in quattro zone: Caina, Antenora, Tolomea e Giudecca, formata dai venti prodotti dalle sei ali di Lucifero, e rappresentata come un imbuto inclinato.

@ FANNO ACHERONTE, STIGE E FLEGETONTA

Fonte: Enciclopedia dantesca, Treccani 1970

 

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