5^ canto del Purgatorio.
I negligenti “morti per forza”.
Nell’Antipurgatorio. Secondo balzo. Pendici del Purgatorio. Dante narra: “E intanto in direzione trasversale all’erta venivano spiriti un poco davanti a noi, cantando in versetti alternati il ‘Miserere’. Quando si avvidero che impedivo il passaggio dei raggi del sole attraverso il mio corpo, cambiarono il loro canto in un «oh!» lungo e rauco; e due di loro, in qualità di messaggeri, si avviarono verso di noi e ci domandarono: «Rendeteci edotti del vostro stato»”.
I negligenti “morti per forza”, posti dal poeta nell’Antipurgatorio, rappresentano la terza schiera dei negligenti. “Continuando a salire nell’Antipurgatorio, i poeti s’imbattono in un’altra schiera di anime, che anche più di quelle finora incontrate si mostrano, nei gesti che han qualcosa di violento e nelle parole affannose, ansiose di avvicinarsi, di parlare, di invocare una promessa di buoni suffragi. Sono anime di persone che morirono di morte violenta e fecero appena in tempo a invocare nell’estremo sospiro il perdono divino. Qui nell’Antipurgatorio le trattiene dunque la legge che incombe su tutti gli spiriti che tardarono fino all’ultimo la cura della propria salvezza”. Così il Sapegno.
La particolarità di queste anime è quella che esse palesano la voglia di essere ricordate fra i vivi, al contempo coltivando la speranza di poter accorciare il tempo del loro esilio, sentimenti del resto comuni a tutti coloro che si trovano nell’Antipurgatorio, con una più vivace trepidazione, che non si riscontra né tra gli scomunicati, né tra i pigri a pentirsi (vedi Belacqua).
Dante, per bocca di tre personaggi che lui incontra (Iacopo del Cassero, Bonconte di Montefeltro e Pia de’ Tolomei: degli ultimi due se ne parlerà a parte) rievoca le loro tristi sorti: il primo fu fatto uccidere dal tiranno di Ferrara, Azzo VIII d’Este nel Padovano; il secondo, morto nella battaglia di Campaldino, il cadavere del quale sparì nelle acque dell’Arno in piena; la gentildonna senese Pia de’ Tolomei, fatta morire in un castello della Maremma dal marito Nello de’ Pannocchieschi, non si sa per gelosia o perché volesse passare a nuove nozze, che poi fece.
@ VENIVAN GENTI INNANZI A NOI UN POCO
Fonti: Enciclopedia dantesca, Treccani 1970
Purgatorio, Natalino Sapegno, La Nuova Italia Editrice 1979, 12^ ristampa