Giudice Nin gentil, quanto mi piacque

8^ canto del Purgatorio.

Nino Visconti.

Nell’Antipurgatorio. Dopo il secondo balzo, la valletta fiorita. Il poeta narra: “Credo di essere sceso solo di tre passi, e mi trovai di sotto, e vidi uno che contemplava ancora me, come se mi volesse riconoscere. Era già l’ora in cui si faceva buio, ma non così che non rivelasse ciò che in precedenza teneva chiuso tra i suoi occhi e i miei. Si mosse verso di me, e io mi mossi verso di lui: nobile giudice Nino, quanto fui contento quando ti vidi che non eri tra i dannati!”.

Nino Visconti, collocato da Dante nell’Antipurgatorio tra i principi negligenti, nacque nel 1265 circa e morì nel 1296. Fu signore del giudicato di Gallura e cittadino pisano tra i più influenti, a capo della fazione guelfa. Associato al governo di Pisa da Ugolino della Gherardesca, suo nonno materno, ed entrambi assunto il titolo di “rettori e governatori del Comune”, nel 1286 riformò con costui Breve communitis Pisani e il Breve populi Pisani, per venire incontro alle necessità di un ristretto governo di tipo signorile, e ponendo limitazioni all’autonomia delle Arti maggiori.

Nulla è pervenuto circa i suoi rapporti con il conte Ugolino, ma è certo che egli fu colui che accusò presso la Santa Sede l’arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini dell’eccidio che ebbe come protagonista la famiglia dei della Gherardesca (vedi Inferno XXXIII^ canto), dopo il quale, a causa della vittoria dei ghibellini pisani, dovette andarsene dalla città. Divenuto l’animatore della lega contro Pisa, rinsaldò i suoi rapporti con Firenze e fu in quel periodo che conobbe Dante.

Quando Pisa, nel luglio del 1293, aderì alla pace, egli non poté rientrare in città, visti i pericoli cui poteva incorrere, lui e la sua fazione. Ma qualche mese dopo, da Lucca, scrisse una missiva piena di risentimento ai Fiorentini, per raccomandarsi a essi sul rispetto dei patti fissati dal trattato di pace. Non avendo avuto riscontro, lasciò la Toscana riparando a Genova, che lo elesse come suo cittadino. Dalla città ligure si trasferì subito dopo nel giudicato di Gallura, dove ebbe contrasti con il suo vicario, il frate Gomita citato in Inferno nel XXII^ canto, che poi fece impiccare, e proseguì la sua battaglia contro Pisa fino a quando morì. Poco prima aveva espresso il desiderio che il suo cuore venisse portato nella guelfa Lucca, dove fu deposto nella chiesa dei frati minori di san Francesco.

@ GIUDICE NIN GENTIL, QUANTO MI PIACQUE

Fonte: Enciclopedia dantesca, Treccani 1970

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