Quindi seder cantando anime vidi

7^ canto del Purgatorio.

La valletta fiorita.

Nell’Antipurgatorio. Dopo il secondo balzo, la valletta fiorita. Pendici del Purgatorio. Dante narra: “L’oro e l’argento puro, il carminio e il bianco di zinco, l’indaco, il legno lucente e chiaro, il verde fresco dello smeraldo nel momento in cui la pietra viene spezzata, messi all’interno di quello spazio cavo, ciascuno sarebbe stato superato dal colore dell’erba e dei fiori, come il minore è superato dal suo maggiore. La natura non aveva soltanto dipinto il terreno, ma dalla delicatezza di mille profumi si formava lì un insieme inconsueto e indefinito. Da quel luogo vidi anime star sedute sul prato e sui fiori cantando il ‘Salve, Regina‘, che a causa dell’avvallamento non apparivano da fuori”.

In questo luogo, verso sinistra a partire dal secondo balzo, il pendio forma un avvallamento, in sé soave a causa di un numero indefinito di profumi, dipinto dall’erba e dai fiori. Esso è cinto da un margine, che a un dato punto è interrotto per dare luogo all’ingresso. Qui Sordello da Goito conduce i due poeti (essi potranno fermarvisi durante la notte, perché le tenebre rendono impossibile la salita), tagliando a sghembo il pendio e i tre, subito dopo, sostano in un punto basso dell’orlo della valletta, da dove si possono vedere sia gli atteggiamenti sia i volti di coloro che vi dimorano. Quindi il trovatore comincia a parlare del primo di essi… ma questa è un’altra storia.

Qui ci preme soltanto sottolineare che la valletta fiorita è una sorta di Eden, forse venuto in mente al poeta sì traendo spunto dai Campi Elisi virgiliani del VI canto dell’Eneide, ma anche, secondo il D’Ancona, dal ‘verziere’ del ‘Trionfo della morte’ nel Camposanto di Pisa; per il Buck, invece, non è da sottovalutare il fatto che nella descrizione dantesca si colgano vasti echi di tutta la tradizione letteraria del cd. locus amoneus. Ma giunti a questo punto la domanda è: qui sono concentrati i principi più eminenti di tutta Europa. Perché? Se per il D’Ancona questo luogo riflette la loro dignità sulla Terra, valore sacro che l’epoca di Dante attribuiva al concetto di autorità, per il Landino il luogo ricorda loro lo stato di privilegio in cui vissero, del quale però non fecero buon uso.

Tuttavia la critica più recente, altrettanto autorevole, consolidatasi nelle pagine dell’Enciclopedia dantesca della Treccani, è più orientata ad affermare che i principi rappresentano il continente, in crisi “per difetto d’impegno umano”, per pusillanimità e disordine sociale, nonché per meri interessi di parte e per una specie di rilassatezza morale. In particolare, l’attaccamento al potere distolse tali personaggi dal loro compito precipuo: quello di guidare i popoli a loro sottoposti e di salvaguardarne le aspettative di vita. Infatti, anche per il Forti, è proprio questa per Dante la colpa maggiore di costoro: non aver soddisfatto la tutela dei propri sudditi, così indicando loro la retta via. Ma “sono tuttavia dei salvati; su di essi non grava – come appare da tutto il tono che governa la scena – lo sdegno violento di Dante. Non a loro infatti, ma ai loro figli, è indirizzata la vera condanna contenuta in questo testo”, chiosa la Chiavacci Leonardi.

@ QUINDI SEDER CANTANDO ANIME VIDI

Fonti: Enciclopedia dantesca, Treccani 1970

Purgatorio, Anna Maria Chiavacci Leonardi, Mondadori 1994 e successive ristampe

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