3^ canto del Purgatorio.
Manfredi.
Nell’Antipurgatorio. Dalla spiaggia verso le pendici del Purgatorio. Manfredi dice a Dante: «Chiunque tu sia, continuando ad andare, volgi lo sguardo: considera attentamente se in Terra mi hai visto qualche volta».
Manfredi, della casa di Svevia, collocato dal poeta nell’Antipurgatorio tra le anime degli scomunicati, nacque nel 1232 dall’imperatore Federico II e Bianca Lancia di Monferrato. Personaggio di grande personalità e fascino, a diciotto anni, alla morte del padre, divenne reggente del regno di Sicilia per il fratello Corrado IV. Alla morte di costui, fu incoronato re a Palermo, ed esercitò il potere da vero e proprio avversario della Chiesa, la quale, non ritenendolo altro che un usurpatore, lo scomunicò diverse volte.
Manfredi cercò di riunire attorno a sé i Ghibellini italiani, con lo scopo manifesto di diventare il padrone incontrastato di tutta la penisola, un sogno che era stato già del padre. Così, sconfitti i Guelfi a Montaperti nel 1260, questo sogno sembrò tramutarsi in realtà. Ma Urbano IV chiamò in Italia Carlo I d’Angiò al fine di scongiurare tale pericolo; questi affrontò Manfredi a Benevento, nel 1266, dove lo svevo fu sconfitto e trovò la morte. I Ghibellini italiani ne fecero ben presto un’icona, esaltandone la bellezza, la cortesia e la generosità.
Dante lo ricordò nel De Vulgari eloquentia (I, XII,4) insieme al padre, come centro della corte letteraria del regno di Sicilia, dove nacque quanto di meglio si produceva allora nel Bel Paese; e lo lodò per la sua nobiltà d’animo e per la sua cura conferita alle facoltà più alte degli uomini.
“A questa ammirazione per l’aspetto letterario, o meglio culturale, della figura di Manfredi, doveva unirsi in Dante la simpatia per il progetto politico che egli aveva impersonato, di un potere laico italiano che contrastasse l’usurpazione temporale dei papi… Ma questi due elementi, che concorrono a determinare la temperie di prevalente simpatia che circonda qui la persona del principe svevo, non offuscavano il giudizio morale sulla sua vita, giudizio che in Dante non è mai alterato da personali inclinazioni o affetti” (Chiavacci Leonardi).
@ PON MENTE SE DI LÀ MI VEDESTI UNQUE
Fonti: Enciclopedia dantesca, Treccani 1970
Purgatorio, Anna Maria Chiavacci Leonardi, Mondadori e successive ristampe