13^ canto dell’Inferno.
Quinta parte.
Perciò ricominciò: “Ti si possa compiere spontaneamente ciò che le tue parole pregano, spirito prigioniero, ti sia gradito inoltre di dirci come l’anima si congiunge a queste piante dai rami nodosi; e dicci, se tu puoi, se mai qualcuna si scioglie da membra così incredibili come queste”.
A quel punto il ramo troncato emise sospiri con forza, e poi quel soffio si mutò in questo discorso: “Vi risponderò speditamente. Nel tempo in cui l’anima crudele si allontana dal corpo da cui si è strappata essa stessa, Minosse la manda al settimo cerchio. Precipita nella selva, e non le è scelto un luogo; ma là dove la getta il caso, lì germina come un chicco di spelta.
“Si trasforma in stelo erboso e in pianta selvatica: le Arpie, nutrendosi delle sue foglie, producono sofferenza, e un’apertura da dove escono i lamenti. Come le altre verremo per riprendere i nostri corpi, ma non dico tuttavia che qualcuna se ne rivesta, perché non è giusto avere ciò che ci si sottrae. Li trasporteremo qui, e i nostri corpi saranno sospesi nella desolata selva, ciascuno al cespuglio spinoso della sua ombra ostile”.
@ SURGE IN VERMENA E IN PIANTA SILVESTRA