10^ canto dell’Inferno.
Sesta parte.
“Suvvia, possa mai rientrare in patria la vostra discendenza”, io lo pregai, “scioglietemi quel dubbio che a questo punto ha confuso la mia mente. Appare che voi prevediate, se intendo appieno, quel che il tempo reca con sé, e quanto al tempo attuale avete un altro comportamento”.
“Noi prevediamo, come quegli che ha la vista difettosa, le cose”, disse, “che ci sono distanti nel tempo; solo di tanto anche ora ci illumina l’Altissimo Signore. Quando si avvicinano o sono presenti, il nostro potere precognitivo è tutto fallace; e se altri non ci informa, non conosciamo nulla della condizione terrena degli uomini. Perciò puoi intendere che la nostra capacità di conoscere sarà estinta interamente da quel momento in cui sarà serrata la porta che conduce al futuro”.
Pertanto, come trafitto dal rimorso per la mia colpa, dissi: “Ecco direte dunque a quello che è ricaduto nel sepolcro che suo figlio è un uomo vivo anche ora; e se, prima, nella replica sono stato in silenzio, fategli sapere che l’ho fatto perché ero concentrato col pensiero già nel dubbio che mi avete sciolto”.
@ EL PAR CHE VOI VEGGIATE, SE BEN ODO