9^ canto dell’Inferno.
Quinta parte.
Mi liberò gli occhi e disse: “Ora rivolgi la potenza visiva su per quell’antica superficie schiumosa attraverso la parte in cui quella caligine è più fitta”.
Come le rane davanti all’ostile serpe si disperdono tutte nell’acqua, fino a quando ognuna si restringe in sé e forma a terra mucchietti appena sporgenti, così io vidi più di mille anime disfatte dalla paura correre fuggendo di fronte ad una tale che attraversare che attraversava lo Stige con i piedi senza bagnarseli. Allontanava dal volto quell’aria densa, agitando spesso la mano sinistra davanti a sé; e sembrava affaticato solo da quella molestia. Mi avvidi senz’altro che egli era un inviato celeste, e mi rivolsi al maestro; e lui a sua volta fece il gesto che stessi in silenzio e m’inchinassi ad esso. Ahi quanto mi sembrava sdegnoso! Giunse alla porta e l’aprì con un’insegna di comando, in modo che non vi ebbe nessun impedimento.
@ AHI QUANTO MI PAREA PIEN DI DISDEGNO!